lunedì 16 dicembre 2013

Santo del giorno, come piatto

Oggi chi lo desidera può festeggiare con me San Guisuga,
maschio pur con la "a" in fine di parola. Come "Andrea": maschio.

San Guisuga: frate spagnolo sfrantecato dai selvaggi, pòro, e divenuto protettore delle zanzare, dell'Avis e degli anziani.

giovedì 24 ottobre 2013

Nonostante

In ottobre il terzo carico di legna da ardere, l'ultimo, è stato sistemato con gli altri nel solito ricovero, quest'anno però privo di semipareti e semitetto. Semi, perchè non è permesso dalla Legge che siano autentiche pareti e una vera copertura. La legna da ardere d'inverno bagnata è un tale piacere, produce un senso di frustrazione così unico: perchè privarsene?
In ottobre sono arrivati anche i pezzi del ricovero per la legna da ardere, per completarlo pur se pieno di pertugi: montarli tra un tronco e l'altro, arrampicandosi e soffrendo. Un'esperienza diretta alla quale si potrebbe rinunciare: la prossima volta limitiamoci a farcela raccontare.
In ottobre hanno terminato di riparare il tetto. Così poche parole per definire un evento.
In ottobre sul lavoro ti hanno sommerso di percentuali.
In ottobre è stata installata la nuova stufa a pellet: passare dal freddo al caldo a volte è un bene.
In ottobre da queste parti l'aria profuma di legna bruciata. E la mattina presto, anche di terra umida.  In ottobre, ci sarebbe ancora sufficiente luce, la sera, per fare una passeggiata al limitar del bosco e fingere di essere cappucetto rosso. O la nonna. O il lupo, perchè no?
In ottobre, l'autunno è arrivato già da qualche giorno. Nonostante tutto il resto.

sabato 21 settembre 2013

Si piange, si ride

Più forte.
Perché il dolore è passato: hai capito che puoi farcela. 

Più debole.
Perché è passato a trovarti il dolore e hai visto la tua vulnerabilità.

Più fragile.
E' passato il dolore e ti ha lasciato ferita.

Si ride, si piange.

lunedì 12 agosto 2013

Ferro


L'hai conosciuta tanto tempo fa, quando sia tu che lei eravate infelici di quella tristezza che puoi gustare solo da ragazzo: una emozione amara eppure piacevole perché non ancora diventata abitudine. Mica lo sapevi, di dovertela mettere da parte per i giorni della maturità.
Hai fatto insieme a lei tutto il possibile.
Avete viaggiato, siete stati in Inghilterra: avete visto Londra.
Negli Stati Uniti: avete visitato Las Vegas e New York; avete fatto i turisti in Italia, preso il sole sulle spiagge, giocato con la neve in montagna.
Vi siete sposati, un giorno di giugno così freddo da renderlo indimenticabile persino per le cronache. E pioveva, pure.
Sposa bagnata, sposa fortunata.
Una tua foto di quel giorno scattata a tua insaputa guarda il futuro dalla mia stanza ogni sera e ogni mattina.
Avete cercato case e le avete trovate. Dipinte pareti, comprati mobili, sedie lampade divani tavoli.
Letti.
Avete cercato i vostri bambini e li avete trovati.
Avete pianto da soli tra voi e avete riso insieme solo voi.
Siete usciti la sera per ritrovare il passato.
Hai sofferto dolori che solo tu conosci. Lei ha pianto lacrime che solo lei ha visto.
Un giorno, avete visto passare la speranza vestita di rosa e non l'avete riconosciuta.
Si è fatta sera, si è fatta mattina: un nuovo giorno così uguale a ieri da metter paura.
Rimandare le parole a domani; rimandarle finché svaniscono.
Cosa volevo dirti?
Qualcosa che aveva a che fare con l'amore, mi pare di ricordare in tutti i sensi.
Era d'estate, che non riuscivi a staccare le mani dalla sua pelle bruna di sole.
E' di nuovo estate, che ti chiedi chi è e non sai risponderti. Ti guardi allo specchio e non ti riconosci.
Non ti resta, di vent'anni di vita d'amore litigi risate, non ti resta davvero che una sola frase rigida d'amido?
“Dovrò imparare a stirare”

martedì 23 luglio 2013

Mi fa un baffo


La nonna aveva i baffi.
Nel mio ricordo, è la nonna. Non mia nonna. Mia è così personale, sottintende un affettuoso possesso condiviso che non mi è appartenuto.
Aveva una discendenza numerosa ed era soprattutto la nonna degli altri nipoti. Io avevo un difetto gravissimo che, pur del tutto indipendente dalla mia volontà e da ogni eventuale impegno per cambiare, mi rendeva antipatica ai suoi occhi: ero femmina. A dire il vero, anche la maggior parte degli altri nipoti era del sesso sbagliato: siccome però era stato generato dal figlio preferito, un po' della polverina magica di questo amore per me inspiegabile si era loro appiccicata addosso facendole risplendere ai suoi occhi di nonna di una luce speciale.
Il buio, tutto a me.
Per questi suoi baffi, la nonna aveva scelto un trattamento particolare.
Li decolorava.
Usava una crema pastosa, bianca e puzzolente, che teneva chiusa nell'armadietto del bagno.
C'era un solo bagno, a casa dei nonni.
L'appartamento si trovava a piano terra “per controllare meglio le piante”, così mi avevano fatto credere: i nonni si occupavano infatti del giardino condominiale, forse in cambio di uno sconto sulle spese. In realtà, doveva costare davvero poco di affitto: i piani più alti erano per chi poteva permetterseli.
La mia beata innocenza ignorava a quel tempo tutti questi segreti che regolavano la vita degli adulti.
La finestra del bagno aveva una grata a cancelletto, di alluminio zincato disegnato a losanghe estensibili, in modo che si potesse sia aprire che chiudere: a chiave, girandola nella minuscola serratura.
La porta del dannato minuscolo bagno era a vetro: opaco, sì, ma sempre più sottile di quello che avrebbe dovuto. I rumori, non li teneva certo dentro.
Se a una poverina, che già non poteva chiudersi a chiave in bagno perché la privacy era riservata agli adulti, scappava una scoreggina, il suono sarebbe trapelato così sonoramente che quelli di fuori avrebbero potuto scommettere su quello che aveva mangiato a pranzo. Roba da traumatizzarti per il resto della tua vita.
Nel bagno, la nonna era riuscita a incastrare un'enorme lavatrice, lo stendino per i panni, tre grosse piante da appartamento più alte della me stessa di allora, i sanitari – lavabo, water, bidet e vasca – e l'armadietto delle meraviglie, candido, lucido - nel quale custodiva la sua crema decolorante per i baffi.
E' rimasto un mistero, per me, il motivo per cui non usasse un metodo più efficace. I peli erano diventati così grossi e folti che strappandoli avrebbe lasciato dei fori più visibili ancora? Una volta iniziata, era diventata un'abitudine impossibile da abbandonare?
Costava meno?
Tutti quelli che avrebbero potuto svelarmelo, o sono morti o hanno l'Alzheimer.
Lei decolorava.
Si spalmava i baffoni con questa pasta bianca traslucida,
anche davanti a me che tanto ero piccola “e si sa che i bambini non capiscono”, aspettava qualche minuto poi chiudeva la porta del bagno: all'operazione di asportazione mi era vietato assistere.

Emergeva dal bagno tutta una splendore, perché la nonna era vanitosissima: ombretto, fard, rossetto...e baffi biondi da vichingo.
Secondo me lei non li vedeva, i moustaches.
Come quando ti ostini ad indossare gli occhiali con la montatura marrone che fanno tanto zia di Superman: non ti vedi, povera.

La misteriosa pasta cremosa – comunque - doveva avere dei poteri nutritivi, non si spiegano altrimenti quei baffi così folti.
I bulbi piliferi si nutrivano voluttuosamente di quella untuosità puzzolente, perché prosperavano come gerani in un vivaio.
Chissà, brevettarla come miracolo anticalvizie: la nonna avrebbe fatto i soldi, e addio al piano terra!

E oggi, che quando passo distrattamente davanti ad uno specchio sorprendo mia nonna a guardarmi dal riflesso, almeno una certezza mi conforta:
io, i baffi, non ce li ho.

Per ora.

martedì 9 luglio 2013

Antenati al varco


Stai dritto.
Come cammini tutto storto tu, nessuno.
Se la smettessi di mangiare forse ne resterebbe anche per gli altri.
Non ti vergogni? Un'altra porzione?!
Ti verrà un culo grosso come una casa!
Ti metti proprio quello?! Ti sta malissimo, sei sempre il solito!
Perché questa strana idea? Devi essere proprio stupido.
Nessuno in famiglia ha mai fatto questo lavoro!
Finirai come un barbone e mi toccherà mantenerti.
Guarda che bravo Mario, non potevi fare il dentista anche tu?
Si guadagna bene!
Ma cosa avrò fatto nella vita per meritarmi questa palla al piede.
Perché non ti metti a dieta? Guarda che panza.
Cosa vuole dire che non mangi la carne?
Io ti cucino quello che mi pare! Non mettermi in difficoltà.
Sai che ho voglia di vederti?
E' tanto che non vieni a trovarmi!
Quando vieni?
Dovresti proprio deciderti a fare un salto!
Non ti manco?
Non hai voglia di vedermi anche tu? Dài, vieni!
Son passati mesi dall'ultima volta.


Non abbastanza,
non ancora abbastanza,
perché io mi dimentichi di te.
Papà.
Mamma.

venerdì 21 giugno 2013

Solstizio

Niente di meglio
di una nuova stagione
per ricordare il tempo.
Coniugare il presente,
all'infinito.

venerdì 17 maggio 2013