Stavi
pensando alla cena, a cosa preparare.
Sull'inventario
del contenuto del frigo ti sei accorta del semaforo rosso.
Il rosso del
pedonale non ti piace, ti costringe a fermarti, e specie di sera non
ti va.
Il rosso in
generale non ti piace neanche quando sei in auto, specie se da sola.
In generale
il rosso non ti piace.
Non è che
ti stia benissimo, con i tuoi capelli.
L'esclamazione
estranea e inaspettata ti ha, nell'ordine, spaventata e sorpresa.
Più
spaventata.
Vi siete
guardati, tu circospetta lui sorridente, e riconosciuti nonostante il
tempo.
Passato.
Presente.
Il sorriso
ora condiviso, vi siete messi un po' in disparte a far ordine ai
ricordi.
Per non
intralciare con tutto quel tempo riavvolto il normale corso degli
attraversatori.
È pur
sempre un incrocio.
Non eravate
neppure a metà del rewind, quando lui ha alzato di scatto la testa
(tu non sei proprio una torre, lui ti sovrasta, ora e allora) perchè
qualcuno dall'altro lato della strada larghissima lo aveva chiamato,
un grido squillante sul rumore incessante del traffico.
E niente,
tocca salutarsi.
Scambiarsi
però i contatti, per ritrovarsi, magari.
Alzi la
testa, lui abbassa il volto, un bacio sulla guancia.
Le mani
calde appena appoggiate, leggere leggere, sotto la tua giacca aperta.
Eppure le
senti attorno alla vita mentre lo guardi allontanarsi.
Ce le ha
messe perchè tu sei giovane e piena di estrogeni ancora, insinua il
pensiero.
Soda, sei.
Per ora.
Una sera ad
un altro incrocio ti saluterà agitando la mano, e sarà lui o un
altro.
Basterà
aspettare.
E sarà il
tempo del rimpianto.